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Si dice che gli esseri umani differiscano dagli animali perché credono di poter misurare il tempo, monitorandolo, calcolandolo.

Il tempo, invenzione lontana nel tempo stesso, tramite cui l’uomo cerca di giustificare la distanza che lo separa dalle cose che vuole raggiungere e quelle che si è lasciato alle spalle. Distanza che lo separa dalle persone che ha salutato, che si convince di aver dimenticato o che cerca ancora di lasciare andare. La distanza dalle vette che non riesce a scalare perché non lo vuole abbastanza, non ci crede a sufficienza. Quell’insieme di momenti che separano l’uomo dai suoi sogni, dalle sue speranze, dalle sue mancanze, da quello che possiede senza riconoscerlo, da quello che non possiede e che non è capace di desiderare abbastanza, perché crede di avere “tempo” per farlo successivamente.

Questo è il tempo, il momento in cui pensi a quanto ne manchi, e che mentre ci pensi è già passato. E non torna.

Se ci fosse materialmente si potrebbe fermare, si potrebbe modificare, si potrebbe usare per creare, costruire, realizzare, per incontrare persone che sono passate dal nostro “tempo” e l’hanno cambiato. Allora si potrebbero incrociare sguardi che non riusciamo più a immaginare nella nostra mente, perché nel tempo abbiamo dimenticato. Si potrebbero respirare profumi che non esistono più, perché erano il risultato di quel solo e unico momento, che ormai è passato.

Il tempo nasceva per misurare la velocità con cui venivano costruite strade, sentieri, discorsi, armi, muri. Per poter misurare la velocità con cui venivano interrotte, taciuti, usate, abbattuti. Ma nella realtà non esiste, altrimenti l’uomo avrebbe potuto bloccarlo, per continuare a costruire, a spianare, a creare collegamenti tra lui e quelli che sono a miliardi di chilometri da sé invece ancora non può raggiungere, perché le menti di noi uomini sono troppo lontane per avvicinarsi e capirsi. Perché “non c’è tempo” per fermarsi e chiedersi cosa le tenga realmente lontane.

Il tempo ha reso possibile valutare chi vale di più e chi meno su questo (e sull’altro) mondo. All’età media di vita di un essere umano viene stabilito se questo ha raggiunto il “suo tempo” oppure no. E dopo quest’età non si può che attendere che “il tempo faccia il suo corso”.

Il tempo ha portato l’uomo a realizzare imprese incredibile e ad annullarne altrettante.

Il tempo però forse esiste, perché le nostre cellule nascono, crescono e alla fine muoiono, e di sicuro c’è un momento preciso per tutto questo, totalmente fuori da quello che l’uomo può controllare, costruire, immaginare, realizzare e distruggere.

Se questo esiste, allora forse è bene scegliere in quale momento “essere” adesso. Non è dato sapere quando le cellule smetteranno di esistere né quando esattamente abbiano preso forma nel progetto immenso del tempo. Quello che si sa però è a che punto siano ora.

Allora forse l’uomo dovrebbe trovare il tempo per fermarsi, aprire gli occhi e vivere quello che cerca. Se ha creato il tempo (invenzione bizzarra per dare fretta e agitare gli animi) è sicuramente in grado di realizzare tutti i suoi desideri, i suoi sogni, i suoi ponti, i suoi collegamenti coi profumi, coi suoni, con gli sguardi, con i luoghi e con le persone, anche quelle lontane chilometri, paesi, anni e menti da sé.

Il tempo per tutto questo esiste, non va trovato. È qui e tra un attimo non c’è più.

Auguro allora a noi uomini di usare il nostro tempo per amare le persone, le cose, gli animali, le parole, gli sguardi e le anime che ci circondano, in questo esatto momento nel tempo, con tutti i mezzi che abbiamo e non abbiamo ancora per farlo.

Senza correre,

senza lasciarselo scappare,

solo usando il tempo che abbiamo nel modo migliore che possiamo,

con le lancette ferme e il cuore in movimento,

al di là di qualsiasi tempo.

La percezione del tempo

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